L’immobilismo dello Stato sulla libertà di ricerca scientifica

Mentre dagli Stati Uniti arrivano positive notizie riguardanti sperimentazioni di grande importanza nel campo delle cellule staminali embrionali, in Italia, in Europa il partito oscurantista ed integralista si compatta nella crociata contro il progresso scientifico. Così, se per la prima volta, nella storia della biogenetica e della medicina, l’embrione sarebbe stato creato in laboratorio, attraverso una particolare applicazione delle tecniche di clonazione alle cellule staminali, a livello comunitario, la Commissione dei Vescovi della Comunità europea ha chiesto ai membri del Parlamento europeo di appoggiare il rapporto Fiori. Un rapporto schiettamente proibizionista su tutti i fronti, dalla utilizzazione degli embrioni soprannumerari a scopo di ricerca fino alla clonazione terapeutica. Secondo i Vescovi, infatti, se l’ovulo non fecondato non costituisce un essere umano, al momento del concepimento, tuttavia, una nuova ed unica entità genetica inizia ad esistere e, conseguentemente, una nuova vita. Credo sia necessario ricordare ai Vescovi che la clonazione terapeutica non è il concepimento, cioè l’incontro dello spermatozoo con l’ovocita, e che non è finalizzata allo sviluppo del feto. Sul versante nazionale, il Ministro della Salute Girolamo Sirchia fa il gioco delle tre carte, cambiando radicalmente, nel giro di pochi giorni, le proprie convinzioni scientifiche. Il Ministro ha, infatti, più volte ribadito che deve essere il Parlamento, sulla base del Rapporto Dulbecco, a decidere sulla materia.

La Commissione Dulbecco, il 28 dicembre 2000, ha espresso parere favorevole, a maggioranza, sulla utilizzazione degli embrioni soprannumerari. Cellule staminali embrionali possono, infatti, essere isolate da embrioni congelati, prodotti in eccesso rispetto alle necessità della fecondazione in vitro. La Commissione Dulbecco ha sottolineato che, anche se ognuno di questi embrioni potrebbe dare origine ad un nuovo individuo ( è bene notare comunque che, pure nel caso della fecondazione naturale, sette embrioni su dieci muoiono e non si sviluppano in feti), di fatto, ciò non accade anche a causa della sproporzione tra il numero di embrioni congelati disponibili e il numero di donne che ne fa richiesta. Questo fattore determina, inevitabilmente, la distruzione, e quindi l’inutilità, degli embrioni in sovrannumero. La Commissione si è poi espressa all’unanimità sulla clonazione terapeutica, la cosiddetta Via italiana alla clonazione, che ha ricevuto il voto e il plauso anche del Cardinale Ersilio Tonini. Lo stesso cardinale che, in questi giorni, commentando la ricerca statunitense, la condanna senza appello come chi la definisce un atto del maligno. E contraddicendo sé stesso, dal momento che c’è una grande differenza tra la clonazione riproduttiva e quella terapeutica che costituisce la reale sostanza dell’esperimento realizzato negli Stati Uniti. Esperimento peraltro che, come ha giustamente segnalato il professor Giulio Cossu, uno dei massimi esperti italiani nel campo delle cellule staminali, non ha  avuto nemmeno esito positivo facendo pervenire l’embrione allo stadio di blastocisti. Per far gettare la maschera ai crociati della “difesa” della vita, in realtà paladini della morte, può bastare richiamare il parere scientifico espresso sul trasferimento nucleare. La produzione in vitro di cellule staminali del malato stesso (autologhe) può essere ottenuta con la riprogrammazione del nucleo di cellule somatiche (mature) prelevate dal paziente e trasferite all’interno di una cellula uovo precedentemente enucleata, cioè svuotata del suo nucleo (Metodo TNSA). Il processo per cui il nucleo di una cellula già formata, una volta posto nel citoplasma (il liquido in cui si trova il nucleo di una cellula) dell’ovocita riacquista le capacità di cellula staminale, riproducendone altre uguali, non è molto diverso da quello usato nel caso in cui cellule sane prelevate dal corpo di un paziente adulto vengono indotte a moltiplicarsi in vitro, stimolate da “fattori di crescita”. Conoscendo i meccanismi del processo di riprogrammazione del nucleo di una cellula matura non si dovrà ricorrere agli ovociti di donna. Un ovocita ricostituito con il nucleo di una cellula adulta, ma privo del suo nucleo, non è assolutamente uno zigote (ossia una cellula formata dall’unione di due gameti, quello maschile e quello femminile) da cui può avere origine un embrione. Quella che si forma è, invece, una cellula comunque in grado di generare cellule staminali con la qualità, per giunta, di avere le stesse caratteristiche genetiche del paziente, il che non le farebbe rigettare qualora venissero impiantate in un suo organo. Esse infatti possiedono lo stesso genoma nucleare del donatore della cellula somatica e sono immunologicamente compatibili per autotrapianto. Nel caso di malattie genetiche, queste cellule potrebbero essere curate in vitro prima del trapianto. Il Ministro della Salute, quindi, avrebbe dovuto comunicare formalmente al Parlamento, che il documento di riferimento, da tenere presente, per regolamentare la materia, è il Rapporto Dulbecco, e invece, dimenticandosi del parere etico e scientifico favorevole, espresso all’unanimità dalla commissione sulla tecnica del trasferimento nucleare, nomina una nuova commissione scientifica che dovrà valutare i progetti di ricerca e l’erogazione dei fondi necessari per la ricerca sulle cellule staminali post natali, annunciando che nella finanziaria 2001 verranno stanziati altri 40 miliardi in due anni destinati a questo ambito della ricerca. Di fatto nel nostro Paese tanto l’utilizzazione degli embrioni soprannumerari, quanto la clonazione terapeutica sono proibiti. Uno dei membri della nuova Commissione, il professor Angelo Vescovi dell’Ospedale San Raffaele di Milano, ha dichiarato che “da pochissime cellule staminali ottenute dal cervello di feti morti spontaneamente si può ottenere una quantità illimitata di neuroni, da reimpiantare nell’uomo per curare malattie come Parkinson, Alzheimer e Corea di Huntington”. Tuttavia Vescovi che è uno scienziato serio ha anche sottolineato che ” non siamo ancora in grado di dire se sia meglio utilizzare le cellule staminali o le cellule embrionali. Certo, sarebbe preferibile se si potesse fare tutto con le cellule adulte, ma purtroppo è ancora tutto da dimostrare”. Tornando però alla nomina di Angelo Vescovi nella Commissione scientifica istituita da Sirchia per valutare i progetti di ricerca ai quali destinare finanziamenti, se è indubbio il valore dello scienziato, quello che non convince e che potrebbe far configurare l’ipotesi di un conflitto di interesse è il fatto che Vescovi potrebbe essere anche uno dei principali beneficiari dei finanziamenti in questione. Cosa, questa, che non ne farebbe un membro super partes . Il Ministro dovrebbe quindi, chiarire meglio questa scelta e Vescovi spiegare come intende superare questo conflitto di interessi. Neppure a livello parlamentare, si possono rilevare posizioni illuminate.

Approfittando di una importante scadenza, cioè l’inizio dell’esame delle proposte di legge sulla procreazione medicalmente assistita, Giuseppe Palumbo (FI), Presidente della Commissione affari sociali della Camera, e Augusto Battaglia, capogruppo DS nella stessa Commissione, non hanno esitato a fare causa comune contro la clonazione terapeutica e qualsiasi utilizzazione degli embrioni a scopo di ricerca, compattando così, dalle file della maggioranza e dell’opposizione, il fronte unito e talebano contrario ai nuovi sviluppi scientifici biotecnologici. In uno scenario tanto desolante, oscurato da medievali barbarie intellettuali sono tornati a brillare, almeno in parte, i lumi della ragione e del buon senso, anche se questo è dipeso non tanto da un ragionamento consapevole del Parlamento europeo, quanto piuttosto da una vera e propria implosione del Parlamento stesso. Le pressioni esercitate dalla commissione episcopale europea sui Parlamentari europei affinché nella sessione plenaria del 29 novembre scorso, approvassero il Rapporto Fiori, non hanno sortito l’effetto sperato. Il Parlamento europeo ha, infatti, respinto, a larghissima maggioranza, l’offensiva vaticana e oscurantista secondo la quale, fra le altre cose, le cellule staminali derivate da embrioni in sovrannumero non dovrebbero essere, in ogni caso, utilizzate per curare malattie degenerative di vario tipo. L’ipocrisia per la quale esisterebbe una differenza fondamentale fra “uccidere e lasciar morire” gli embrioni, non è stata accettata dal Parlamento che l’ha respinta. Ciò che è ancora più paradossale è che, per arrivare a quella che possiamo definire una “non decisione” del Parlamento Europeo, è stato necessario un anno di lavoro di una commissione costituita ad hoc, la Commissione Temporanea sulla genetica umana e le altre nuove tecnologie della medicina moderna, con tanto di audizioni pubbliche di esperti e approfondimenti sotto il profilo etico, giuridico e sociale. In conclusione, allo stato attuale la “posizione” del PE in materia si evince dal VI programma quadro di finanziamento della ricerca per il prossimo quadriennio il quale prevede che i finanziamenti comunitari possono essere utilizzati anche per la ricerca su embrioni sovrannumerari a condizione che sia autorizzata dalla legislazione nazionale. Ciò significa che la quota italiana di finanziamento dell’UE indirettamente potrà finanziare tale ricerca in tutti i paesi europei che l’autorizzino e, da questo punto di vista, l’Italia rimane fuori dai giochi proprio a causa dell’inadempienza, da parte dell’organo legislativo del nostro Paese, in relazione alle conclusioni del rapporto Dulbecco che, lo ricordiamo ancora una volta, aveva espresso parere favorevole unanime sulla tecnica del trasferimento cellulare e maggioritario nell’uso degli embrioni in sovrannumero.

Come Radicali non possiamo fare altro che rilanciare la raccolta delle firme sulla nostra proposta di legge di iniziativa popolare in materia di clonazione terapeutica e di procreazione medicalmente assistita. Nella proposta di legge chiediamo da un lato l’utilizzazione degli embrioni soprannumerari a scopo di ricerca scientifica e per finalità terapeutiche. Crediamo, infatti, che destinare gli embrioni soprannumerari a studi e ricerche invece di gettarli nella spazzatura rappresenti un atto di civiltà e di buon senso contro l’ipocrisia dei sedicenti difensori della vita. Dall’altro lato, proponiamo la regolamentazione della clonazione terapeutica, quale strumento indispensabile per la cura di malattie oggi inguaribili e incurabili”.

06 dicembre 2001 – Luca Coscioni

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