Il mio intervento ad Agrigento per la ricerca, contro la legge 40

Questo appuntamento costituisce per noi tutti occasione di dibattito e confronto su di un tema particolarmente delicato, che riguarda le nostre esistenze, le nostre coscienze, il nostro divenire.
Cercherò di essere breve nel raccontarvi un po’ della mia storia, rivolgendomi in particolar modo a chi di voi, non la conosce.
Sono affetto da nove anni da sclerosi laterale amiotrofica. Una malattia che lascia intatte le facoltà dell’intelletto e distrugge tutto il resto. È una malattia neurodegenerativa che provoca la distruzione dei motoneuroni, ossia le cellule nervose del midollo spinale che controllano la muscolatura volontaria e consentono quindi il movimento. La sclerosi laterale amiotrofica costringe chi ne è affetto alla progressiva ed inesorabile immobilità fino a causarne la morte.

Non mi sento libero. Non sono libero. Non posso camminare con le mie gambe, non posso parlare con la mia voce, non posso mangiare con la mia bocca, non posso veleggiare con il mio catamarano giallo verso l’Isola del Giglio. Ho perduto il bene più prezioso: la libertà personale. Sì per dirla con le parole di un famoso compositore italiano, Mogol e con la musica di Lucio Battisti: è una vela la mia mente, prua verso l’altra gente, vento magica corrente. Ecco, è proprio il vento a mancarmi. Del resto, la mia mente era già vela verso l’altra gente. La malattia mi ha sottratto il vento e la corrente magica, che scorre tra Punta Lividonia e Giglio Porto. La percezione della mia realtà, la realtà nella quale oggettivamente vivo, le aspettative che ho, di poter modificare il suo andamento, lasciano poco spazio alla libertà. Né mi consola il fatto, di sapere che la maggior parte delle persone, non è libera pur potendolo essere.
Per non farla troppo lunga, combatto per la libertà, da malato, da politico come Presidente di Radicali italiani e dell’Associazione che porta il mio nome, come solo chi ne è stato privato è capace di farlo, per la libertà di scienza, per la libertà di ricerca, per la libertà di coscienza, per quel valore di libertà che non può essere teorizzato, ma semplicemente e dignitosamente vissuto. Il Parlamento italiano si è adeguato, così, alla morale della Chiesa Cattolica che considera la cellula embrionale un essere umano, un essere vivente, una persona. Così i fondamenti etici di una parte, la Chiesa, sono divenuti legge per tutti, per l’intero Paese.
Dunque, ora avrà salva la vita quello che sua eminenza Monsignor Elio Sgreccia chiama “vero e proprio esercito di esseri umani che, in un bagno di azoto liquido a circa 180°, attende invano di riprendere il proprio cammino di sviluppo e di crescita”. Eppure quegli embrioni potrebbero essere l’esercito della salvezza per milioni di malati affetti da patologie oggi incurabili come la sclerosi laterale amiotrofica di cui sono affetto, il Parkinson, l’Alzheimer, il diabete e molte altre.

Se in Italia proprio sulla malattia che mi ha colpito si è ancora ancorati agli studi sulle cellule staminali adulte, non deve stupirci la notizia che la ricerca scientifica in Gran Bretagna sta avanzando. È stata presentata, congiuntamente, dal Professor Ian Wilmut del Roslin Institute a Edimburgo, ed il Professor Chris Shaw del Dipartimento di Neurologia al King’s College Hospital a Londra una richiesta di autorizzazione presso la Human Fertilisation and Embryology Authority per procedere alla clonazione di embrioni umani da utilizzare per la ricerca delle cause della Sclerosi laterale amiotrofica. Se verrà approvata, gli studiosi utilizzeranno la tecnica di clonazione sviluppata dal Professor Wilmut per generare le cellule staminali, che potranno differenziarsi nei motoneuroni.

La sperimentazione potrà partire già dalla primavera prossima, e i ricercatori saranno così in grado di poter studiare l’esatta progressione della degenerazione del motoneurone in laboratorio. Questa sperimentazione è vietata nel nostro Paese perché la legge la vieta, consentendo solo quella che- secondo la Chiesa – è eticamente impeccabile cioè la sperimentazione sulle cellule staminali adulte. Ma non solo la stessa vieta la diagnosi preimpianto che ha salvato la vita al piccolo Luca il bambino italiano malato di talassemia. La legge italiana dunque impedisce di porre fine alla sofferenza, ostacola il progredire della ricerca scientifica, obbliga a rispettare dogmi oscurantisti e convinzioni religiose.

Invece, perché non dare senso al fatto che un embrione senza l’utero di una donna non può svilupparsi in nessun modo oltre lo stadio in cui si trova! Perché non dar senso al fatto che ci sono ormai decine di migliaia di embrioni soprannumerari in questo stadio, prodotti durante le tecniche di fecondazione assistita che sono destinati alla morte perché congelati per sempre! Perché non dar senso al pensare di trattarli in modo analogo a quanto previsto per la donazione di organi, cioè quando accertato che una persona non è più in grado di sopravvivere senza l’ausilio di una macchina che la tenga in vita, è legittimo e lecito consentire di utilizzare gli organi, per salvare un’altra vita. Lo stesso buon senso può essere rivolto agli embrioni esistenti non più impiantabili nell’utero materno. Essendo destinati a morte sicura in un congelatore, mi sembra più etico e moralmente giusto che i genitori possano avere la scelta di donarli alla ricerca. Ma questo buon senso è condannato e ammonito da chi sostiene che l’uomo non è padrone della vita di cui deve essere assicurata l’inviolabilità dal concepimento alla morte naturale.

Concludo dicendo che non è possibile che un Parlamento legiferi in modo da negare diritti fondamentali ad alcuni cittadini ostentando una fedeltà ai principi di una coscienza che si manifesta, invece, come prepotenza e sopraffazione nei riguardi delle coscienze altrui. Ho concluso.

Puoi ascoltare il mio intervento ad Agrigento cliccando qui

Puoi ascoltare l’audio integrale dell’evento sul sito di Radio Radicale

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