L’addio a Coscioni «Ora la politica lotti per la ricerca»

Grazie Luca

La foto enorme in bianco e nero dice «Grazie Luca», lui ha la frangetta, le labbra strette e gli occhi guardano di lato, altrove. Dagli altoparlanti arriva la messa da requiem di Mozart. L’addio al presidente dei Radicali, sfinito lunedi mattina dalla sclerosi laterale amiotrofica, combattente per la libera ricerca scientifica, è anche una giornata di rivendicazione, in stile radicale. Emma Bonino stringe col braccio destro la vita di Maria Antonietta, giovane vedova, e dice, dal palco di piazza del Popolo, che «la capacità di leadership politica di Luca è stata negata, calpestata, vilipesa, quando qualcuno sostenne che non era in grado di stare nel Comitato di bioetica, quando qualcun altro disse che una lista chiamata “Luca Coscioni” faceva perdere voti».

Marco Pannella fa anche i nomi e si rivolge retoricamente, direttamente, a Luca: «Berlusconi ti escluse dal comitato. Prodi, il “mio” Prodi ha escluso il tuo nome dalla lista dell’Unione alle Regionali, solo dodici mesi fa. Lo ricordiamo e lo assolviamo…” «Uomini del potere — dice il segretario dei Radicali, Daniele Capezzone — avete avuto parole sincere, belle, emozionanti per la morte di Luca. Ora consentite che si realizzino le cose per cui si è battuto!». La possibilità di ricerca sulle cellule staminali, in particolare quelle embrionali, intendeva. La bella piazza è piena, piene anche le gradinate del Palazzo del Capitano del Popolo.

La cerimonia laica dell’addio a Luca Coscioni è anche una riunione di antichi leoni socialisti, Signorile, Intini, Del Turco, Villetti l’ex presidente della Regione Lazio, Giulio Santarelli, con il segretario dello Sdi, Boselli, oggi alleato con Pannella e le bandiere bianche della Rosa nel Pugno sventolano numerose. Poi ci sono gli uomini approdati in questi giorni nella Rosa, Lanfranco Turci, il deputato-operaio Salvatore Buglio e Giorgio Bogi, che sta per approdare, tutti provenienti dal Ds. E Gavino Angius, presidente dei senatori ds. Enzo Carra, già portavoce di Forlani, in rappresentanza della Margherita, partito su posizioni assai distanti da Coscioni. I radicali rimasti nel centrodestra, Marco Taradash e Benedetto Della Vedova. E c’è Salvatore Ferraro, condannato per l’omicidio diMarta Russo, militante radicale. ”Lucaccio testardo — ha detto Pannella — Ci auguravamo che avresti fatto la tracheotomia, che saresti arrivato almeno alle elezioni, che ti saresti fatto eleggere. Hai deciso di no. Sei nato avant’ieri, Luca, quando tutta l’Italia ti ha scoperto e molti ti hanno chiamato eroe…”

Luca doveva essere il capolista della Rosa nel Pugno, ora ci sarà un posto in lista per Maria Antonietta. Presto al mattino nella casa di via Porcari, a pochi passi dal Duomo, il parroco don Italo era andato a leggere la parola di Dio. Poi, tardo mattino, nella camera ardente in Comune, s era affacciato il vescovo di Orvieto, Giovanni Scanavino. Per una sobria benedizione. Luca aveva scritto, gennaio 2002: «Oggi potrei definirmi agnostico. Anche quando ero credente, credevo nel Vangelo e molto poco nelle strutture burocratiche di Santa Romana Chiesa». Vicino alle rose e alle gerbere rosse e gialle inviate dal sindaco di Roma, Rodolfo Coscioni, il papà, dice: «Dubito che Luca avesse ancora la fede. Per conto mio, sono molto arrabbiato con il “principale” del vescovo e di don Italo. Non ha voluto salvare mio figlio». Così come aveva chiesto, Luca sarà cremato.

23 febbraio 2006 – Andrea Garibaldi

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