Il mio intervento per la partecipazione delle donne nel governo afgano

Buon giorno.
Penso che possa essere interessante fare alcune riflessioni sul significato gandhiano della GIORNATA MONDIALE DI DIGIUNO E NONVIOLENZA PER LE DONNE NEL GOVERNO PROVVISORIO AFGANO, che si terrà il primo dicembre. In questo, ci soccorrono le parole di Gandhi.

L’umanità ha sempre cercato di giustificare la violenza e la guerra invocando il diritto all’autodifesa. È un principio ovvio che la violenza dell’aggressore può essere respinta solo con una violenza superiore da parte di chi si difende. E così gli uomini, in tutto il mondo, sono stati trascinati ad una folle corsa agli armamenti e nessuno è in grado di prevedere quando il mondo sarà sufficientemente al sicuro per cambiare le spade in aratri.

Il Satyagraha è in ogni caso superiore alla resistenza armata. Ma lo si può provare solo praticandolo e non con i discorsi. Il Satyagraha è un’arma impugnata dai forti e non dai deboli! Per “debole” qui si intende il debole di spirito e di cuore e non chi ha un’infermità fisica.

L’umanità non ha mai praticato fino ad ora la vera arte dell’autodifesa. Anche se i grandi maestri, capaci di praticare quello che predicavano, hanno dimostrato in modo convincente che la vera difesa consiste nella non resistenza.

Può sembrare paradossale, ma quello che voglio dire è che la violenza si fa forte della contro-violenza.

L’aggressore ha sempre uno scopo nel suo attacco: egli vuole che colui che si difende, ceda almeno su qualche punto. Ora, se colui che si difende si controlla ed è deciso a non indietreggiare neanche di un pollice e nello stesso tempo respinge la tentazione di affrontare la violenza dell’aggressore con analoga violenza, portandosi così sul piano sul quale quello vuole trascinarlo, quest’ultimo in breve si renderà conto che non trae alcun vantaggio dall’infierire sull’avversario e che la sua volontà non può essere imposta in questo modo

Il Satyagraha è arte di vivere e anche di morire. Nascita e morte sono cose inevitabili per gli esseri umani. Ma ciò che distingue l’uomo dagli animali è lo sforzo cosciente di realizzare in sé “lo spirito”.

Mentre professiamo di seguire la via più elevata, di fatto la nostra condotta smentisce spesso questa scelta. Abbiamo sempre predicato dai tetti che la non violenza è la via dei forti, ma ci sono alcuni tra noi che hanno gettato discredito sull’Ahimsa usandola come l’arma dei deboli.

Ognuno è tenuto a difendere con la propria vita l’onore di sua madre, di sua sorella, di sua moglie o di sua figlia, di tutti coloro cioè che sono sotto la sua protezione esclusiva o speciale. Il mio dharma mi insegna a dare la vita per amore degli altri, senza mai tentare di uccidere.
Ma il mio dharma mi fa anche dire quando c’è una scelta da fare tra fuggire, fingendo di non vedere il peccato, o uccidere il potenziale stupratore, è dovere uccidere o essere uccisi, senza mai abbandonare il posto del dovere.

Un codardo non rischia la vita. Un uomo disposto ad uccidere la rischia spesso.

La vita di un non violento è sempre a disposizione di chi gli e la vuole togliere perché sa che dentro di lui l’anima non morirà mai, mentre il corpo che la rinchiude può sempre perire.

24 novembre 2001 – Luca Coscioni

Eventuali errori presenti nel documento sono dovuti ad un adattamento del testo per il sintetizzatore vocale utilizzato da Luca

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