Caro Umberto Veronesi

Orvieto, 9 maggio 2001

Caro Ministro, caro professor Umberto Veronesi,

Le scrivo solo oggi, dopo essere stato dimesso dall’ospedale di Viterbo, presso il quale sono stato ricoverato d’urgenza domenica notte. La sospensione del Lioresal, che assumevo ormai ininterrottamente da quattro anni, mi ha provocato due forti crisi, che ho pensato non sarei riuscito a superare. Nel tragitto che l’ambulanza ha percorso da Vetralla verso Viterbo, ho pensato a Maria Antonietta, mia moglie, ai miei cari, ad Emma e a Marco, ai miei compagni. Ho pensato alla mia vita, che sembrava sfuggirmi, che sembrava svanire proprio ora che le ho dato un senso, nonostante la malattia, attraverso la malattia. Ho compreso, solo allora, il significato della parola Satyagraha. Ho compreso che la vita, senza libertà, è morte. Ho capito che mai, come ora, sono stato libero e che è per la libertà che noi radicali stiamo combattendo. Le dicevo che, solo oggi, ho deciso di scriverLe, e lo faccio per chiederLe aiuto. Infatti, a poche ore dal voto, la discussione su temi quali la libertà di Scienza e di coscienza, la libertà di ricerca scientifica, l’eutanasia, la libertà di cura, l’utilizzazione degli embrioni soprannumerari, la libertà e responsabilità dell’assistenza personale auto-gestita ai disabili gravi, la riforma del sistema pensionistico e dello Stato sociale, come su tutti gli altri temi radicali, può considerarsi definitivamente chiusa. Il primo e parziale riconoscimento delle ragioni dei radicali e dei non violenti, dato da Vespa e da Costanzo nelle loro trasmissioni, non rimargina certo la ferita inferta al corpus dei cittadini italiani. E’ quindi chiaro che, stando così le cose, difficilmente una pattuglia radicale, potrà entrare e sostenere, in Parlamento le “posizioni molto razionali, molto avanzate a favore del mondo civile e, devo dire, molto vicine allo sviluppo scientifico di questa società”, da Lei recentemente richiamate. Emma, in queste ore, insieme a 896 compagni, ha ripreso il suo Satyagraha. Caro Ministro, caro professor Umberto Veronesi, Le chiedo aiuto nella forma di una dichiarazione pubblica di voto nei miei confronti. Solo poche ore e, con me, resterà fuori del Parlamento anche la speranza di una ricerca scientifica libera. In ogni caso, faccia quello che deve, accada quello che può.

Con profonda stima,

Luca Coscioni – Presidente del Comitato dei radicali

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