Il professore Antinori e la ricerca scientifica

Mentre nel nostro paese non esiste ancora una legge moderna e liberale di regolamentazione della procreazione assistita, centinaia di medici italiani si sono distinti nella ricerca in questo settore. Tra questi il più famoso, salito all’onore delle cronache nazionali ed internazionali, è il professor Antinori, padre di oltre diecimila figli della provetta. Antinori è un personaggio bizzarro, bravo nel suo campo e nella promozione di se stesso. Estraneo ai salotti buoni dell’accademia e dell’alta società, lontano dalle frequentazioni mondane e dal giornalismo illuminato, si proclama liberale, ma le sue spregiudicate ricerche sulla fecondazione in vitro sembrano legate più all’esigenza di pubblicità che a una generosa battaglia libertaria. Ottimo imprenditore delle nascite artificiali, Antinori, di fronte all’esaurirsi di questo filone, ha deciso di lanciare una nuova provocazione: la clonazione riproduttiva dell’uomo.

L’annuncio ha scatenato un polverone, ideologico, politico, etico, senza precedenti. Sulla stampa si è letto di tutto: possibile inutilità dei maschi per la riproduzione, possibile costruzione di una casta di femmine incubatrici, selezione sociale degli individui ritenuti migliori, a scapito di quelli inferiori, dipendenza della riproduzione dalla tecnologia e conseguente predeterminazione biologica dell’individuo. Tali pericoli sono del tutto infondati ed immaginari perché l’esperimento è tecnicamente improponibile ed il professor Antinori non rischierà di certo la propria carriera per un salto nel buio di questa portata. Il rischio vero degli annunci mirabolanti fatti dal ginecologo, è invece un altro.

Quando Antinori parla di intenzioni terapeutiche, genera una grave confusione nell’opinione pubblica e rischia di mettere a repentaglio i risultati di un importantissimo filone della ricerca scientifica: la clonazione detta, appunto, terapeutica, che è cosa ben diversa dalla cura della sterilità maschile. La clonazione terapeutica consiste nel trasferimento di nuclei provenienti da un adulto in ovociti enucleati, al fine di ottenere cellule, tessuti, e, in futuro, organi di ricambio utili a guarire una serie di malattie molto diffuse e, oggi, incurabili. Mentre la stampa tende a riprodurre l’effetto spettacolare degli annunci di Antinori, passa sotto silenzio l’importante dibattito sull’utilizzo di cellule embrionali e sulla clonazione terapeutica, intorno alle quali il presidente americano Bush, il parlamento europeo e quello italiano sono chiamati a prendere fondamentali decisioni.

Decisioni attinenti alla liceità di certe pratiche, al loro finanziamento, alla possibilità di un equo accesso alle cure, una volta ottenuti dei risultati. Le fantasmatiche esternazioni di Antinori mettono a rischio il lavoro dei clonatori autentici: quelli che clonano animali per comprendere i meccanismi sofisticati della differenziazione cellulare: della cancerogenesi: dell’invecchiamento. Cosa penserà degli eccessi di Antinori Carlo Alberto Redi, il biologo che ha clonato un topolino e per questo ha subito un intervento dei carabinieri all’università? Oppure cesare Galli, che dopo aver clonato un toro, se lo è visto arrestare dalla polizia e tenere in prigione per mesi? Secondo il giornalista del Foglio, che ribattezza la bioetica di Antinori come “bioepica”, la questione fondamentale, sollevata dal caso Antinori, riguarda la futura possibilità, concessa all’uomo, di intervenire direttamente sulla propria costituzione biologica.

Nei prossimi decenni potrebbe realizzarsi la possibilità di potenziare il corpo e le facoltà mentali dei nascituri, attraverso una selezione preventiva della loro costituzione genetica. Anche se lontana dall’inverarsi, una tale prospettiva non merita il frettoloso diniego, riservatogli dalla Accademia delle Scienze.

09 agosto 2001 – Luca Coscioni

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