Il mio commento all’articolo di Jeremy Rifkin

Ciao Rita, buon pomeriggio agli ascoltatori.
Nel mio intervento di oggi vorrei commentare l’articolo di Jeremy Rifkin apparso sul settimanale Panorama del 2 agosto 2001. Rifkin sostiene che l’attuale dibattito sull’utilizzo a scopo terapeutico di embrioni umani per la raccolta di cellule staminali non tiene conto delle implicazioni commerciali legate alla ricerca. Il dibattito si svolgerebbe infatti all’insegna del dilemma morale, riguardante la liceità o meno, di utilizzare embrioni umani per la raccolta di cellule staminali, ignorando di fatto la guerra commerciale già in atto tra le società di biotecnologia. Mentre negli Stati Uniti si discute animosamente circa l’intenzione di proibire il finanziamento pubblico a tale ricerca, discussione che si è infervorata in seguito all’annuncio fatto da alcuni ricercatori americani, di avere creato embrioni umani con l’esplicita intenzione di ricavarne cellule staminali, le imprese private sono fermamente decise ad accaparrarsi il controllo commerciale di quella che viene definita l’ultima frontiera umana, ossia la creazione di embrioni, cellule, tessuti e organi umani.

Secondo Rifkin, il sostanziale beneplacito di molti governi al finanziamento privato della ricerca lascerebbe aperte ampie possibilità allo sfruttamento commerciale degli embrioni e della ricerca sulle cellule staminali, inaugurando l’era dell’eugenetica commerciale. Rifkin denuncia che due imprese private americane, la Geron e la Advanced Cell Technology, hanno ottenuto brevetti sul processo di clonazione, nonché su embrioni umani clonati e cellule staminali. Ricercatori, istituti e altre società di tutto il mondo dovranno pagare la Geron e la Advanced Cell Technology per avere accesso all’utilizzo di embrioni o delle cellule staminali prodotte. Ciò procurerebbe alle imprese un beneficio di mercato senza precedenti. Secondo Rifkin la concessione di tali brevetti solleva un’enorme questione politica. Le due imprese americane grazie al possesso della tecnologia sarebbero in grado di reclamare diritti sugli esseri umani come proprietà intellettuale, nel periodo compreso tra il concepimento e la nascita.
Possiamo fare due rilievi a proposito di quanto sostenuto da Rifkin. Il primo: il mercato è l’istituzione che rende possibile la creazione di nuove terapie e la diffusione delle stesse a livello planetario, e non un mostro che priva i paesi più poveri e le classi meno abbienti dei paesi più ricchi delle possibilità di cura. In effetti, è stata proprio l’economia di mercato a rendere sempre meno costosi i farmaci dai quali è dipeso il miglioramento della speranza di vita alla nascita di centinaia di milioni di persone. Il secondo: Rifkin parlando di proprietà intellettuale fa una forzatura, infatti la proprietà si riferisce all’uso della tecnologia e non al prodotto della stessa. Inoltre la proprietà si riferisce sempre ad un oggetto e non a una persona giuridica, tanto è vero che quando una coppia richiede la creazione di un embrione ne diventa proprietaria. E quindi, sostenere che un embrione è persona è giuridicamente infondato e scientificamente insostenibile. Insomma secondo Rita Levi Montalcini sarebbe una bestemmia scientifica. La globalizzazione delle biotecnologie è già una realtà, e la miopia dei governi rischia di produrre disparità nella fruizione delle nuove terapie. Infine possiamo dire: globalizzazione? Si, grazie.
Vi aspetto a San Pietro, il 15 agosto, alle ore undici. Ciao a tutti.

07 agosto 2001 – Luca Coscioni

Eventuali errori presenti nel documento sono dovuti ad un adattamento del testo per il sintetizzatore vocale utilizzato da Luca

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