Il mio ricordo per i caduti inglesi in Afghanistan

Buongiorno,
questi caduti inglesi che siamo venuti a commemorare, sono stati uccisi dai nazisti e dai fascisti, mentre tentavano, riuscendovi, di liberare il nostro paese dalla dittatura nazi fascista. Sono morti lontani dalla loro patria, così come molti altri soldati statunitensi, per la nostra libertà. Per la libertà di un popolo, quello italiano, che aveva scelto il fascismo. Lo hanno fatto per restituire all’Italia, la democrazia e la libertà, a differenza della maggior parte dei partigiani, per i quali, la lotta di liberazione aveva un solo significato: abbattere la dittatura fascista, per consegnare l’Italia nelle mani della dittatura comunista.

Oggi, siamo qui, e non alla marcia della pace, perché sappiamo di essere non violenti, e non, pacifisti. Perché sappiamo, che non ci può essere pace senza giustizia, democrazia, e libertà. Siamo qui, perché, è dal 1996 che denunciamo il massacro del popolo afgano, da parte dei Talebani, e non siamo disposti a continuare ad assistervi. Non siamo disposti ad assistere a massacri, attuati da regimi totalitari e integralisti, rispetto ai quali, i pacifisti non hanno mai marciato. In realtà, non hanno mai nemmeno mosso un solo passo, detta una sola parola, alzata una sola bandiera. In questo momento di raccoglimento, abbiamo scelto di non sfilare accanto agli Agnoletto, Casarini, Bertinotti, Cossutta, Francescato, Rutelli.

La pace è un bene prezioso, è una risorsa scarsa, e non può essere ridotta, ipocritamente, ad un evento mediatico. Nel silenzio di questo cimitero, possiamo ancora udire il fragore delle bombe della seconda guerra mondiale, delle bombe che stanno cadendo su Kabul e l’Afghanistan. Quei boati non ci esaltano, sono per noi, un pugno nello stomaco, ma sappiamo che oggi, come allora, sono boati di liberazione, di democrazia, e di libertà.

12 ottobre 2001 – Luca Coscioni

Eventuali errori presenti nel documento sono dovuti ad un adattamento del testo per il sintetizzatore vocale utilizzato da Luca

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