Il mio intervento al congresso della Federazione per il Superamento dell’Handicap

Care amiche, cari amici,
desidero innanzitutto ringraziare Pietro Barbieri per l’invito e per avermi consentito di prendere la parola in apertura del Congresso della Federazione italiana per il superamento dell’handicap. È del tutto evidente che la voce metallica che state ascoltando non è la mia. Una malattia, che si chiama sclerosi laterale amiotrofica, m’impedisce, tra le altre cose, di parlare. Sono riuscito a superare questo ostacolo, ricorrendo a programmi di comunicazione avanzati e ad una voce sintetizzata. Il suono di questa voce non è rassicurante come quello delle voci che mi hanno preceduto. La mia faccia non è rilassata e sorridente come le facce di chi è intervenuto prima di me. Non sono qui, oggi, per rassicurarvi, per parlarvi di solidarietà, di disabilità, di volontariato, di assistenza. Non parlerò di pensioni d’invalidità e d’indennità d’accompagnamento, che non meritano d’essere definite tali, di superamento delle barriere architettoniche, di lavoro per i diversamente abili, di tutela dei più deboli.

Sono qui, oggi, per parlarvi di libertà, per dirvi della mia, nostra battaglia radicale per la libertà della ricerca scientifica, per la libertà di cura, per la libertà dell’assistenza personale, per la libertà di decidere come e quando morire, qualora una persona, colpita da una grave malattia, decida di scrivere un’ultima parola, fine, nel libro della propria esistenza, liberando così il proprio spirito intrappolato nelle maglie della sofferenza. Questa lunga, estenuante campagna elettorale è caratterizzata da insulti, accuse, veleni, spartizioni di seggi e di poteri, è fatta di facce abbronzate, di slogan, di promesse, di prove di forza. La Casa delle Libertà e l’Ulivo, Rutelli e Berlusconi, fingono di litigare e, in questa farsa, hanno cancellato dalla discussione politica temi d’importanza epocale per il nostro Paese, quali la clonazione terapeutica, le biotecnologie verdi, l’eutanasia, l’assistenza personale autogestita. Rispetto a tali temi, non è possibile assumere atteggiamenti tattici, non si può temporeggiare, occorre scegliere, governare. Ma, Berlusconi e Rutelli, obbedienti alle burocrazie vaticane, non possono scegliere, non vogliono governare tali istanze. Si inchinano davanti alla Chiesa italiana, non assumono le responsabilità di governo che gli competerebbero. A breve, entro uno, due anni, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, partirà la sperimentazione, sull’uomo, delle nuove terapie cellulari fondate sulle cellule embrionali. I malati statunitensi ed inglesi, colpiti dall’Alzheimer, il Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica, l’atrofia muscolare spinale, le lesioni traumatiche del midollo spinale, il diabete, alcune forme di cancro, cominceranno ad essere curati e, cosa più importante, a guarire. A differenza degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, dove leggi sulla clonazione terapeutica sono state varate 7 mesi fa, e della Francia, della Germania, della Svezia e della Spagna, che hanno intrapreso con grande determinazione la strada della clonazione terapeutica, in Italia, la discussione sulle biotecnologie rosse, dalle quali, secondo il rapporto Dulbecco sulle cellule staminali, può dipendere la guarigione di 10 milioni di nostri concittadini, è stata cancellata dall’agenda politica. Di fatto, la clonazione terapeutica è oggi, in Italia, vietata, proibita. In effetti, le conclusioni raggiunte dal rapporto Dulbecco indicavano chiaramente che l’utilizzazione dei cosiddetti embrioni soprannumerari poteva essere considerata scientificamente ed eticamente percorribile. Ma le invasioni di campo della Chiesa italiana ed il cinismo dei due poli, a caccia di voti cattolici, hanno impedito che le raccomandazioni dei 25 saggi, incaricati dal Ministro della Sanità, il professor Umberto Veronesi, di fare chiarezza sulla materia, diventassero norma di legge. Così, al ritardo nella ricerca scientifica in materia di cellule embrionali, che è di almeno due anni rispetto, ad esempio, agli Stati Uniti ed alla Gran Bretagna, si è aggiunto il ritardo normativo, che è di sette mesi, pochi mesi per i politici, un’eternità per chi sta lottando per la propria sopravvivenza.

Fatte queste premesse, vorrei dire a chi, fra voi, non lo sapesse che, quale capolista della Lista Bonino, davanti a Marco Pannella, nelle circoscrizioni di Emilia Romagna, Umbria e Lazio, una volta eletto deputato, il mio primo atto dell’attività parlamentare sarà la presentazione di due proposte di legge: la prima, recante norme in materia di clonazione terapeutica e procreazione medicalmente assistita; la seconda, recante norme in materia di assistenza personale autogestita. Per quanto riguarda la proposta di legge sulla clonazione terapeutica, il modello normativo proposto da noi radicali è quello inglese. Tale modello prevede, da un lato, l’utilizzazione degli embrioni soprannumerari, il prodotto di scarto dei programmi di fecondazione artificiale, dall’altro la creazione di nuovi embrioni, in entrambi i casi, solo ed esclusivamente, per finalità terapeutiche. Tale proposta di legge, nella versione d’iniziativa popolare, può già essere sottoscritta presso i tavoli allestiti nelle principali città italiane, insieme alle liste radicali per le prossime elezioni politiche. Recentemente, intervistata da un giornalista, una persona si chiedeva: Io sto sulla carrozzella da oltre quaranta anni, circa quattro quinti della mia vita, ma non riesco a capacitarmi perché dovrei sopprimere un’altra vita nel tentativo di migliorare la mia. Colgo la presente occasione per rispondergli. Sono disposto a combattere al suo fianco perché possa essere libero di fare ciò che ritiene più opportuno. Voglio però ricordargli che la sacralità degli embrioni non è un valore universalmente condiviso, che l’embrione, secondo altri, non è persona, che non può imporre, come invece vorrebbe, a chi non la pensa nello stesso modo, il proprio virtuosismo religioso, che, come gli è concesso di non curarsi, se non lo vuole, con la clonazione terapeutica, deve accettare che vi siano persone disposte a ricorrervi. Più in generale, vorrei ribadire che, essendo gli embrioni soprannumerari comunque destinati alla distruzione, il Vaticano è libero di pensare che sia giusto buttare nel cesso tali embrioni, piuttosto che destinarli ad una ricerca che potrebbe salvare, nei prossimi 5, 10 anni, la vita a milioni di persone, ma è compito del governo e del parlamento evitare tale ricatto morale. Per ciò che concerne invece l’altra proposta di legge, per la quale desidero ringraziare John Fischetti, uno dei promotori, occorre rilevare che le persone disabili, malate sono, in Italia, percepite e trattate come un pesante fardello, un vero e proprio peso sociale. La concezione paternalistica e assistenziale dello Stato sociale ha fatto sì che la persona malata, disabile perdesse, di fatto, i diritti civili ed umani fondamentali, fra i quali i diritti di libertà che la Costituzione italiana definisce inviolabili. La libertà non può essere certo garantita attraverso una pensione d’invalidità ed un’indennità d’accompagnamento quali quelle erogate, né con i servizi socio-assistenziali prestati, concepiti come cuscinetto occupazionale per chi è disoccupato, come assistenza agli assistenti, anziché agli assistiti.

L’obiettivo di ripristinare i diritti di libertà può essere perseguito, ad esempio, con una proposta di legge, come quella di iniziativa popolare alla quale stiamo appunto lavorando, sulla libertà e responsabilità nell’assistenza personale. In effetti, l’assistenza personale autogestita rappresenta per le persone con gravi disabilità, malate, uno strumento in grado di offrire loro la possibilità di vivere in modo indipendente. È attraverso tale strumento che si può combattere lo sfruttamento ed eliminare i danni che le persone con gravi disabilità subiscono a causa dell’attuale sistema assistenziale e burocratico, nel quale esse sono escluse da ogni capacità decisionale nell’organizzazione dei servizi. Inoltre, tale sistema sottrae e disperde risorse preziose a beneficio di interessi diversi da quelli per i quali sono stati stanziati i fondi, impedendo a queste persone l’esercizio delle libertà fondamentali e l’assunzione delle relative responsabilità.

Concludo, lanciando un appello alla riflessione. Vi chiedo di domandarvi se, anche alla luce delle considerazioni da me esposte, una presenza radicale, nel parlamento che ci si appresta ad eleggere, possa essere considerata garanzia di libertà e baluardo di pluralismo. Io, a questa domanda, ho risposto con un sì.

02 marzo 2001 – Luca Coscioni

Puoi ascoltare il mio intervento al congresso cliccando qui

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