I miei racconti

La voce degli alberi

Il vento è molto forte. Soffia da Nord-Est ed è rasente il terreno sabbioso. La motocicletta è al massimo dei giri e non riesce a superare i novanta chilometri orari. Il rumore ovattato e metallico del monocilindrico a quattro tempi è modulato a tratti dall’intensificarsi delle raffiche di vento. Sono l’ultimo della carovana dei motociclisti… [continua a leggere].


Noi che non possiamo aspettare 

C’era un tempo per i miracoli della fede.C’è un tempo per i miracoli della Scienza. Un giorno il mio medico potrà, lo spero, dirmi: “Prova ad alzarti, perché forse cammini”. Ma non ho molto tempo, non abbiamo molto tempo. E, tra una lacrima e un sorriso, le nostre dure esistenze non hanno bisogno degli anatemi dei fondamentalisti religiosi, ma del silenzio della libertà, che è democrazia… [continua a leggere].


La religione della libertà

Addirittura, sia pur per un solo anno, sono stato iscritto ad Azione Cattolica. Dulcis in fundo, mi sono pure sposato in chiesa! Insomma non sono decisamente un mangiapreti. Oggi, tuttavia, potrei definirmi agnostico. Anche quando ero credente, credevo nel Vangelo e molto poco nelle strutture burocratiche di Santa Romana Chiesa… [continua a leggere].


  • Per scrivere una parola.

    Mediamente, impiego 30 secondi per scrivere una parola. Questo, di fatto, significa che, per me, le parole sono una risorsa scarsa. Rispetto a quando stavo bene e potevo liberamente disporre della mia voce, il mio modo di scrivere e, in parte, di pensare, ha subìto dei cambiamenti. Trovandomi costretto a fare economia di parole, devo puntare con decisione a quei concetti che ho definito, per comodità, conclusivi. Certo, questo modo di scrivere ha fatto perdere ai miei scritti una buona parte della loro ricchezza e complessità, tuttavia è possibile, anche in questa condizione di restrizione della mia libertà espressiva, un vantaggio, quello di dover puntare al cuore di un problema, o di un tema, con il minor numero possibile di battute, che mi costringe, letteralmente, ad essere chiaro con me stesso, prima ancora di esserlo con gli altri.

  • Vita o morte, civiltà o violenza.

    Noi chiediamo il confronto democratico sulla clonazione terapeutica, la libertà di ricerca scientifica, l’utilizzazione degli embrioni soprannumerari, l’eutanasia, la libertà e la responsabilità nell’assistenza personale ai disabili gravissimi, la terapia del dolore, così come su tutto ciò che è stato espulso dal dibattito politico. L’onorevole D’Alema ci scrive chiedendoci di sospendere la nostra lotta, ritenendo che i nostri argomenti, proprio perché interrogano la coscienza individuale, sono “questioni che non si possono ridurre a campo di scontro in una campagna di per sé tesa e difficile”.All’onorevole D’Alema io rispondo che la politica, nel bene o nel male, è tutto questo. È vita o morte, civiltà o violenza. Alla violenza di questa cinica esclusione dei diritti fondamentali dei cittadini, rispondo io con il mio corpo, che gli oscurantisti, gli integralisti politici clericali e verdi, vorrebbero costringere in un gigante di pietra; risponde Emma con la sua sete di verità, rispondono i premi Nobel e gli scienziati.

  • La battaglia che mi ha scelto.

    La battaglia radicale, alla quale sto dando spirito e corpo, è quella per le libertà, e in particolare quella di ricerca scientifica. È una battaglia radicale che non ho scelto, così come Marco Pannella non mi ha scelto e designato alfiere, portabandiera della libertà di Scienza. È una battaglia radicale che mi ha, ci ha scelto. La stiamo combattendo, così come si vive un’esistenza, percorrendola, sapendo che non la si è scelta, ma che se ne può essere gli artefici nel suo divenire.

  • Un vescovo col diavolo in corpo?

    La Commissione Dulbecco ha espresso parere favorevole, a maggioranza, sulla utilizzazione degli embrioni soprannumerari e, all’unanimità, sulla clonazione terapeutica, la cosiddetta “Via italiana alla clonazione”, che ha ricevuto il voto e il plauso del cardinale Ersilio Tonini. Dall’altro lato, secondo il Vaticano, la ricerca statunitense sarebbe un “atto del maligno”. Ne prendo atto, segnalando però al Segretario di Stato vaticano che allora anche il cardinal Tonini ha il diavolo in corpo, visto che è stato uno dei più ferventi sostenitori della clonazione terapeutica “all’italiana”.

  • Cari Rutelli e Berlusconi, e se i malati foste voi?

    Vorrei rivolgere una domanda a Silvio Berlusconi e a Francesco Rutelli. Se esistesse in Inghilterra una terapia basata sulle cellule staminali embrionali, e uno dei loro figli potesse essere salvato da una malattia come quella che ha colpito Gianluca Signorini e me, invocherebbero il principio della sacralità degli embrioni, o li porterebbero immediatamente in quel paese? Inoltre mi piacerebbe anche sapere cosa dovrà fare chi non ha le disponibilità monetarie e i poteri per poter emigrare, tra virgolette, all’estero. Forse crepare in silenzio? La domanda è stata posta. Attendo con fiducia una risposta. Il disegno di legge in discussione al Senato è un testo pieno di divieti. E come tale è politicamente e umanamente inaccettabile. Vieta la fecondazione eterologa, la maternità surrogata, di produrre più di 3 embrioni per ogni tentativo di fecondazione medicalmente assistita. Vieta anche gli studi sugli embrioni. Vieta addirittura la via italiana alla clonazione, che tanto era piaciuta anche a Monsignor Tonini e al Ministro della salute Sirchia, proprio perché consente la produzione di cellule staminali, senza la formazione dell’embrione.

  • Un muto restituisce la parola a 50 premi Nobel

    Un muto restituisce la parola a 50 premi Nobel.Alcune persone che si contano sulla punta delle dita sostengono che io sia stato strumentalizzato. A questi rispondo che proprio io, muto, ho, in realtà, restituito la parola a 50 premi Nobel, e a centinaia di scienziati di tutto il mondo, anche loro resi muti, in Italia, dal silenzio della politica ufficiale e del sistema informativo, su temi fondamentali per la vita, la salute, la qualità della vita, e la morte, dei cittadini italiani (…) La circostanza che una persona gravemente malata, che non può camminare, che per comunicare è costretta ad utilizzare un sintetizzatore vocale, viva pienamente la propria esistenza, questa circostanza rischia di scuotere le coscienze, le agita, le mette in discussione. Il fatto poi che io abbia sollevato una questione politica, che non abbia accettato di rappresentare un cosiddetto caso umano, che abbia scelto lo strumento della lotta politica, infastidisce enormemente. Perché, in Italia, la persona malata, non appena una diagnosi le fa assumere questo nuovo status, perde immediatamente elementari diritti umani, e tale perdita è tanto maggiore, quanto poi più gravi sono le condizioni di salute della persona in questione. La mia, la nostra battaglia radicale per la libertà di Scienza, mi ha consentito di riaffermare, in particolare, la libertà dell’elettorato passivo, di poter essere eletto in Parlamento, per portare istanze delle quali nessun’altra forza politica vuole, e può, essere portatrice.


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