Il mio intervento al dibattito “Libertà e scienza”

Buon pomeriggio a tutti.
Sono certo che la tavola rotonda di oggi offrirà a tutti i presenti interessanti spunti di riflessione e di discussione. Il Parlamento italiano sta per varare una legge proibizionista in materia di procreazione medicalmente assistita. È una legge disumana come disumane sono tutte le legislazioni proibizionistiche. Il disegno di legge 1514 in discussione al Senato è un vero e proprio disastro. E mi domando come la Camera abbia potuto licenziare un testo di questo tipo. Recentemente ho partecipato alla trasmissione “Uno Mattina” anche per parlare del mio primo libro e Luca Giurato mi ha chiesto cosa intendessi quando parlavo di un paese con molte palizzate e senza praterie, riferendomi alla situazione italiana della ricerca scientifica. Su questa trasmissione ritornerò brevemente e proficuamente in seguito. Senza chiaramente ed inutilmente ripetere le argomentazioni da me addotte in quella occasione, vorrei però smontare la teoria di un’Italia paragonabile al selvaggio ovest. Un’Italia che solo con questa normativa proibizionista, oscurantista e clericale potrebbe rientrare nel novero dei paesi civili. La Gran Bretagna, a differenza dell’Italia, ha regolamentato gli studi sugli embrioni fin dal 1990. E le ricerche in questo settore sono andate avanti nei laboratori pubblici e in quelli privati. Nella selvaggia prateria italiana, dove tutto sarebbe stato lecito e facilmente realizzabile, non mi risulta che siano stati condotti, nei laboratori pubblici, esperimenti sugli embrioni, tentativi di clonazione umana o terapeutica.

Il vuoto normativo, in assenza di una ricerca privata, ha provocato una vera e propria paralisi nel campo degli studi sulle cellule staminali embrionali. Tant’è, me ne parlava non molto tempo fa il professor Giulio Cossu, non ci sono, nel nostro paese, scienziati italiani in grado di produrre linee cellulari, come quelle che è invece possibile importare dall’estero. Nonostante ciò, credo che sarebbe comunque di una qualche utilità permettere ai nostri ricercatori di poter liberamente lavorare sugli embrioni congelati soprannumerari e non. Senza dover, per forza di cose, limitarli a mettere mano sulle sole cellule adulte. Il disegno di legge 1514, oltre ad essere un disastro normativo, è anche un paradosso tipicamente italiota. Vieta le ricerche sugli embrioni e la clonazione terapeutica, ma non impedisce l’importazione di linee cellulari embrionali dall’estero. Come se l’embrione nazionale avesse la dignità di persona e quello comunitario od extra comunitario no. Per inquadrare meglio però questo aspetto, occorre fare un passo indietro. Il 18 giugno del 2002, il Ministro della salute ha prorogato l’efficacia dell’ordinanza, datata 18 dicembre 2001, concernente il divieto di commercializzazione e di pubblicità di gameti ed embrioni umani e dell’ordinanza concernente il divieto di importazione e di esportazione di gameti o di embrioni umani. Dalla lettura del disegno di legge 1514 e dell’ordinanza del Ministero della salute 18 giugno 2002, non emerge un divieto di importazione di linee cellulari derivate da embrioni. Anche nel paese delle palizzate senza praterie, vale il principio giuridico che ciò che non è esplicitamente vietato è consentito. Così è stato ad esempio per la fecondazione eterologa.

Tuttavia è decisamente vero che è molto meglio un vuoto normativo piuttosto che una cattiva legge proibizionista. Con quanta premura, il legislatore ha ribadito nel disegno di legge 1514 il divieto degli studi sugli embrioni e sulla clonazione terapeutica. Con quanta distrazione, ha omesso di specificare che l’importazione e gli studi sulle linee cellulari embrionali sono autorizzate. Quale ricercatore italiano si arrischierebbe ad importare line cellulari da Israele, dall’Australia, per esempio, e ad avviare progetti di ricerca, in assenza di una regolamentazione esplicita? Negli Stati Uniti, la decisione del Presidente di finanziare con fondi federali le sole ricerche sulle linee cellulari già esistenti ha avuto come conseguenza la fuga di alcuni degli scienziati di punta nel campo degli studi sugli embrioni in Gran Bretagna. Detto questo, vorrei ritornare alla trasmissione di Luca Giurato per due ragioni. La prima è per dire che finalmente ho avuto la possibilità di parlare a rai uno della posizione e della proposta di legge radicale in materia di procreazione medicalmente assistita e di libertà di ricerca scientifica. E di farlo come Presidente di Radicali Italiani. La seconda è per pubblicizzare, senza falsi pudori, il mio libro, edito da Stampa Alternativa nella collana Eretica, dal titolo, Il maratoneta, da caso pietoso a caso pericoloso, storia di una battaglia di libertà, con una prefazione di Umberto Veronesi. In questo libro, non si racconta la tragedia di una malattia, ma la storia di una battaglia politica radicale, con il suo carico di speranze, disperazioni e sofferenze. La copertina del libro è illustrata con un disegno di super men che sfonda un muro. Super men non sono io. Non è Cristopher Reeve, Maicol J.Fox o Nancy Regan. Super men siamo noi, i ricercatori, le persone malate, i politici, donne ed uomini concreti, che con le nostre individualità , sfonderemo, prima o poi, il muro eretto da chi vorrebbe continuare ad oscurare le nostre coscienze, le nostre libertà ed il progresso scientifico e lo sviluppo umano. Storicamente, coloro che sono convinti di essere i padroni del nostro destino, sono i sacerdoti. I sacerdoti della chiesa cattolica, della chiesa comunista, della chiesa nazista, della chiesa fascista, di tutte le chiese integraliste, che fanno del massacro della conoscenza, uno dei fini primari dei loro assetti dogmatici, e delle loro azioni confessionali…

Il professor Stephen Hawking, uno dei più grandi fisici viventi, per me il più grande scienziato vivente, perché, colpito dalla sclerosi laterale amiotrofica nel 1962, è comunque riuscito a dare un contributo fondamentale alla cosmologia, racconta questo episodio che risale al 1981, quando il suo interesse sull’origine dell’universo, viene risvegliato dall’invito a partecipare ad una conferenza sulla cosmologia in Vaticano. Alla conferenza segue una udienza con il Papa, Giovanni Paolo secondo, il quale ricorda agli scienziati presenti, che mentre è giusto studiare l’evoluzione dell’universo dopo il Big Bang, non dovrebbero invece indagare sul Big Bang. In quanto quello è l’istante stesso della Creazione, e dunque è opera di Dio. L’intervento di Hawking alla conferenza verteva proprio sulla possibilità che l’universo non abbia mai avuto un inizio, e quindi nessun istante di Creazione. Il fisico inglese sostiene che se si va indietro nel tempo si raggiunge la singolarità del Big Bang, in cui le leggi della fisica si interrompono. Ma esiste un’altra direzione del tempo, che si può seguire, e che evita la singolarità. Viene chiamata la direzione del tempo immaginario. Nel tempo immaginario non c’è bisogno che ci siano singolarità, che compongano un inizio e una fine del tempo. Dunque, prosegue Hawking, se l’universo avesse avuto un inizio, noi avremmo potuto supporre un Creatore. Ma se l’universo è interamente contenuto in se stesso, senza alcun confine e limite, allora non è possibile immaginare né un inizio, né una fine. È, e basta. Che ruolo avrebbe allora un Creatore? Evidentemente il rapporto fra scienza e religione, è stato e continua ad essere molto difficile, se non addirittura impossibile. Il rogo di Giordano Bruno, e l’abiura di Galileo Galilei sono due esempi emblematici, anche se, come è stato evidenziato poco sopra, gli anatemi vaticani proseguono ai giorni nostri, anche nel campo della cosmologia. Tuttavia, sembra che ultimamente, il terreno più fertile per le scorribande degli integralisti cattolici, ma anche degli integralisti verdi, sia quello della bioetica. Termine che nell’accezione cattolica fa rabbrividire.

Concludo con due domande per l’onorevole Fabio Garagnani. La prima: se si ritiene soddisfatto del capolavoro messo a punto della Camera dei deputati. La seconda: entriamo nel campo più concreto della bioetica sulla propria pelle. Se esistesse in Inghilterra una terapia basata sulle cellule staminali embrionali, e uno dei suoi cari, colpito da una malattia mortale, potesse essere salvato, invocherebbe ancora il principio della sacralità degli embrioni, o lo porterebbe immediatamente in quel paese? Grazie per l’attenzione. Ho concluso.

11 novembre 2002 – Luca Coscioni

Puoi ascoltare il mio intervento cliccando qui

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