Pannella ed io a Orvieto: la nostra lotta per i diritti ai malati

Cari amici, cari compagni, è una grande emozione, è una grande gioia, essere qui oggi.
Sei anni fa tenevo, da questo palco, il mio ultimo comizio in piedi, e con la mia voce. Era la campagna elettorale che mi avrebbe fatto diventare consigliere comunale di minoranza nella mia città natale. Oggi, mi ritrovo a condurre, davanti a Marco Pannella, le liste proporzionali di Emma Bonino in due circoscrizioni: Emilia Romagna e Lazio 1. In Umbria, sono capolista e candidato unico. Inoltre, sono contrapposto a Katia Bellillo, e ad Alfredo Santi, nel collegio uninominale della camera di Orvieto, il numero 7.

La vita è per lo meno strana. Se non mi fossi ammalato di sclerosi laterale amiotrofica, 6 anni fa, non incarnerei, oggi, la battaglia radicale per la libertà di scienza, e di coscienza. Correrei però la maratona in due ore e 48 primi, ed occuperei una cattedra universitaria di politica economica o di economia ambientale. Di questo sono profondamente convinto. Come sono anche convinto che questa battaglia radicale abbia un prezzo: è il prezzo che sto pagando per l’essermi ammalato. È un prezzo infinito. La voce metallica del mio sintetizzatore vocale, e la sedia a rotelle sulla quale sono seduto, rappresentano le due componenti più evidenti di tale prezzo. Non sono purtroppo, per me, e per chi mi ama, le sole. In questi giorni incandescenti di campagna elettorale, in molti mi chiedono dove io riesca ad attingere la forza per combattere la battaglia radicale per la libertà della ricerca scientifica. Mi chiedono come possa sostenere questo sforzo che è di per se immenso per una persona sana. È l’aver corso la maratona che mi da forza. SÏ, proprio la misura aurea dell’atletica leggera. E della vita. Quei 42 chilometri e 195 metri non sono solo una competizione sportiva. Sono molto di più. Rappresentano tutta una vita. Lungo quei 42 chilometri e 195 metri si nasce e si muore, si odia e si ama, si spera e si dispera, si piange e si ride. Passo dopo passo, chilometro dopo chilometro. Fino al traguardo. Sono nel fango, cado, mi rialzo e cado. Ma ogni volta che mi rimetto in piedi, per poi subito dopo ricadere, mi accorgo che il fango non mi si è attaccato addosso. Sono pulito, posso esserlo. La mia maratona radicale è il frutto delle elezioni che si sono tenute in Internet l’8 dicembre 2000, con le quali il Comitato dei radicali, l’organo di direzione politica del partito radicale, si è aperto all’esterno, e della decisione del Parlamento europeo di opporsi alla clonazione terapeutica con una risoluzione del 7 settembre 2000. Per la prima volta nella storia di un partito politico, 25 nuovi dirigenti sono stati eletti in rete. Gaetano Dentamaro ed io abbiamo lavorato duramente alla presentazione di una lista che facesse dell’antiproibizionismo sulla Scienza uno dei temi centrali e il risultato è venuto: sono stato Eletto nel direttivo dei radicali, il più votato con Taradash, Sgarbi, Caccavale e Cominelli. Oggi sono anche Presidente dei radicali. Se le elezioni in rete mi hanno dato la possibilità di tornare ad un impegno politico a tempo pieno, l’opposizione del parlamento europeo alla clonazione terapeutica, dalla quale potrebbe dipendere la mia salvezza e quella di centinaia di migliaia di cittadini italiani, mi ha consentito di elaborare una proposta politica che è divenuta uno dei temi centrali della campagna elettorale radicale. Quel 7 settembre 2000, del resto, i 7 deputati radicali della lista Emma Bonino votarono favorevolmente alla clonazione terapeutica. I 7 voti radicali non furono però sufficienti ad arginare le barbarie di chi brandisce il crocefisso come una scimitarra e scaglia il vangelo come una pietra. Gli integralisti politici cattolici, in quella occasione, levarono gli scudi crociati insieme a quelli degli integralisti politici verdi. E la risoluzione di opposizione alla clonazione terapeutica ebbe la meglio.

Contemporaneamente a questi due eventi, accadeva qualcosa, negli Stati Uniti, che portava un po’ di luce nella notte della disperazione nella quale mi aveva portato la sclerosi laterale amiotrofica. In una ricerca effettuata al John Hopkins di Baltimora, alcuni ricercatori, guidati dal Professor Rothstein, iniettavano cellule staminali provenienti da embrioni di topo nel midollo spinale di topi adulti resi paralitici da un virus. La metà dei topi trattati con le cellule staminali mostrava alcuni segni di miglioramento, come riuscire di nuovo ad alzare e appoggiare al suolo le zampe. È per queste ragioni che le terapie cellulari fondate sulle cellule staminali potrebbero essere usate nella cura della sclerosi laterale amiotrofica. I sintomi di questa sindrome sono in effetti simili a quelli causati dal virus nei topi. Dopo aver letto questa notizia, decisi di scrivere immediatamente al professor Rothstein, il quale mi rispose che la sperimentazione sull’uomo sarebbe partita entro 1 o 2 anni. Da un lato, questa risposta del ricercatore statunitense accese, per la prima volta dopo sei anni di progressione inesorabile della malattia, la luce tenue della speranza, dall’altro, il no del Parlamento europeo alla clonazione terapeutica non lasciava presagire niente di buono anche per il nostro paese. Il farmaco, per me che pensavo di praticare il suicidio assistito in Svizzera, pur di non farmi uccidere dalla sclerosi laterale amiotrofica, il farmaco che ancora non è disponibile per sconfiggere la mia malattia, improvvisamente, inaspettatamente, me lo aveva fornito, non tanto la nuova prospettiva terapeutica delle cellule staminali, quanto il parlamento europeo con la sua opposizione di principio alle nuove ricerche sulle cellule staminali. Questo il farmaco.

Oggi, a pochi giorni dal voto, la discussione su temi fondamentali per la vita dei cittadini italiani non si è nemmeno ancora aperta. Noi radicali della lista Emma Bonino chiediamo il confronto democratico sulla clonazione terapeutica, la libertà di ricerca scientifica, l’utilizzazione degli embrioni soprannumerari, l’eutanasia, la libertà e la responsabilità nell’assistenza personale ai disabili gravissimi, la terapia del dolore, così come su tutti gli altri temi che sono stati espulsi dal dibattito politico. Da anni, da decenni a questa parte, è al paese che viene impedito di dibattere, ed è per questo che le proposte radicali sono censurate, che si tratti di politica estera, della Jugoslavia o di Israele, della giustizia, dell’antiproibizionismo sulle droghe, dei referendum, della riforma uninominale, del finanziamento dei partiti, del dissesto idrogeologico, o magari dell’esperanto, di antimilitarismo, di fanatismo religioso, di libertà sessuale e di pillola del giorno dopo, della Ru486, di libertà economiche, di riforma del sistema pensionistico e dello stato sociale. Approfondendo però il tema delle cellule staminali, altre malattie, come il diabete, il morbo di Parkinson, l’Alzheimer, alcune forme di cancro, le lesioni traumatiche del midollo spinale, potrebbero, sottolineo potrebbero, essere forse curate, mediante le cellule staminali. Inoltre, le cellule staminali potrebbero anche essere impiegate per costruire organi, e tessuti, risolvendo così tutte le problematiche relative ai trapianti. Perché ciò sia possibile, e lo sia in un tempo ragionevole, è necessario utilizzare e studiare, i cosiddetti embrioni soprannumerari. Tali embrioni sono inevitabilmente destinati alla distruzione. Si tratta, infatti, del prodotto di scarto dei programmi di fecondazione assistita. Se ne stanno all’interno di congelatori anonimi, conservati sotto azoto, in attesa di una distruzione certa.

È per questo che, noi radicali della lista Emma Bonino, proponiamo la loro utilizzazione. Piuttosto che buttarli nella spazzatura, pensiamo sia preferibile destinarli ad una ricerca che potrebbe salvare la vita a milioni di persone. Berlusconi e Rutelli, che sono a caccia di voti clericali, sono contrari, violentemente contrari, alla clonazione terapeutica. A tale violenza, a tale cinismo politico, a tale indifferenza, ho deciso di opporre ciò che posso: il mio spirito, il mio corpo, il mio sintetizzatore vocale, la mia sedia a rotelle. Ho deciso di farlo da radicale, al fianco di Emma e Marco. Lo faccio, mettendo in gioco la mia vita contro la morte, per alimentare le mie speranze, le vostre speranze, per la libertà di scienza e di coscienza, per la libertà di cura, per la libertà di morire dignitosamente, contro le barbarie, gli oscurantismi, il mercato dei seggi e delle poltrone. La Chiesa cattolica è libera di pensare che sia etico lasciar morire gli embrioni soprannumerari, piuttosto che destinarli ad una ricerca scientifica che potrebbe dare speranza a milioni di persone, ma è compito delle forze politiche, anche cattoliche, sottrarsi a questo ricatto morale. Ma questo non accade, e intanto, ai nostri mali, alle nostre malattie, si aggiungono le maledizioni, gli anatemi, contro tutto, e tutti. Vi sono ormai Stati interi, come l’Olanda, letteralmente criminalizzati dall’organo del Vaticano; e con loro, la grande maggioranza dei credenti, le loro coscienze profondamente cristiane.

Oggi, non le vite delle persone, dei deboli, di noi malati, ma gli embrioni sono sacralizzati, e ad essi dovrebbero essere immolate, le libertà e la vita. Ma oltre all’aspetto umanitario delle nuove terapie cellulari, è necessario dire, e Rutelli e Berlusconi non lo fanno, dell’impatto che le biotecnologie mediche potrebbero avere sul bilancio dello stato. Semplificando molto, le malattie cronico-degenerative colpiscono il 14 per cento circa della popolazione italiana, incidendo per circa il 20 per cento sulla spesa sanitaria complessiva, che nel 1999, era pari a 154000 miliardi. Quindi, le malattie neurologiche hanno inciso sul bilancio dello Stato per 31000 miliardi circa. Se a tale voce di costo sommiamo la spesa per pensioni di invalidità civile, indennità di accompagnamento e perdita della capacità lavorativa, stimabili in 18000 miliardi di lire, raggiungiamo la considerevole cifra di 51000 miliardi per il 1999. A fronte di tale spesa, l’investimento pubblico per la ricerca scientifica stanziato in questo settore è stato di 50 miliardi, pari allo 0,002 per cento del prodotto interno lordo. La miopia dei governi che si sono succeduti dall’inizio della nostra storia repubblicana ad oggi, anche per quanto riguarda le risorse destinate alla ricerca scientifica, sta conducendo sull’orlo di un baratro il nostro sistema sanitario, previdenziale e socio-assistenziale.

Pensavo che la mia presenza, quale capolista, davanti a Marco Pannella, della lista Emma Bonino, potesse servire solo ad incarnare, a dare corpo alla battaglia radicale per la libertà di Scienza. In realtà, sto lottando anche per l’affermazione di libertà fondamentali: La libertà di pensiero, la libertà personale, il diritto all’esercizio dell’elettorato passivo. Si tratta di diritti inviolabili dell’uomo che, in Italia, non sono tutelati, non sono garantiti. È per questo la classe politica italiana ha subito considerato la mia presenza sulla scena politica come un elemento di disturbo, qualcosa di pericolosamente dirompente, da cancellare. La forza delle idee deve essere arginata, prima che le acque della Ragione travolgano le palafitte della Superstizione e dell’Ignoranza. La circostanza che una persona gravemente malata, che non può camminare, che per comunicare è costretta ad utilizzare un sintetizzatore vocale, viva pienamente la propria esistenza, questa circostanza, dicevo, scuote le coscienze, le agita, le mette in discussione. Il fatto poi che io abbia sollevato una questione politica, che non abbia accettato di rappresentare un caso umano, che abbia scelto lo strumento della lotta politica, infastidisce enormemente, rompe grandemente. Perché, in Italia, la persona malata, non appena una diagnosi le fa assumere questo nuovo status, perde immediatamente i diritti umani inviolabili, e tale perdita è tanto maggiore quanto più gravi sono le condizioni di salute della persona in questione. La mia, nostra battaglia radicale per la libertà di Scienza mi ha consentito di riaffermare valori quali la libertà personale, la libertà di pensiero, la libertà all’elettorato passivo, il poter essere cioè eletto per portare in Parlamento istanze delle quali i due poli non possono essere portatori.

Sei anni fa i medici mi predissero cinque anni di vita. Ora sono invece qui a lottare perché voglio essere eletto deputato il 13 maggio. Sono Presidente del Comitato dei radicali, 48 Premi Nobel della scienza e della cultura, circa 500 scienziati, ricercatori, accademici, di tutto il mondo sono accorsi per sostenere la mia candidatura quale capolista delle Liste Bonino; precedendo Marco Pannella, come già fu per Leonardo Sciascia ed Enzo Tortora, in Emilia Romagna, Lazio, Umbria.

Ma per essere eletto occorre che almeno il 4 % degli elettori in tutta Italia siano informati e votino per le Liste radicali di Emma Bonino. Lo vedete, sono muto, paralizzato, posso esprimermi muovendo in modo impercettibile il mouse, come il professor Occhin, come però potrebbero tutti i milioni e milioni di malati di sclerosi laterale amiotrofica, di morbo di Parkinson, di Alzheimer, di distrofia muscolare, di sclerosi multipla, se non li si curasse unicamente come oggetti, non più come soggetti di vita e di pensiero, di amore e di speranza, di possibile guarigione per se, e per decine di milioni di altri come loro. Vedete, secondo il quotidiano della Conferenza episcopale, l’Avvenire, io sarei strumentalizzato. SÏ è vero: io sono lo strumento, di 48 Premi Nobel, sono strumento di lotta politica e di amore. Poi c’è stato l’Onorevole Gasparri, che ha detto di non aver mai sentito parlare di me prima, si è chiesto, ma chi è questo Coscioni, cosa ha fatto di radicale prima? Insomma, io per lui sarei inutile. Chi è inutile a se e agli altri: i Gasparri, o io, o noi? Ci sarebbe da ridere. Nessuno, in Italia, ha avuto il diritto di sapere, prima di andare a votare, il Perché, con un evento tanto clamoroso quanto reso clandestino, uno dei massimi scrittori esistenti, politicamente opposto a noi radicali, il Premio Nobel per la Letteratura José Saramago, mi sostiene politicamente ed elettoralmente. Mi ha scritto alcune righe, commuovendomi e rendendo felice un giorno di questa mia vita: Attendevamo da molto tempo che si facesse giorno, eravamo sfiancati dall’attesa, ma ad un tratto il coraggio di un uomo reso muto da una malattia terribile ci ha restituito una nuova forza. Grazie, per questo.

Per molti politici e potenti, invece, sono uno scandalo, sono strumentalizzato. Perché non provano anche loro a strumentalizzare altri, milioni di altri malati, come sono io? Per l’Onorevole Gasparri ed altri liberali di sinistra, destra, centro come lui, lo scandalo è che io viva, che io non sia solamente un oggetto di cure, e un soggetto che vive e lotta, con altri, per la sua vita e quella di milioni di altri.

Poi c’è il caso di questa TV dell’Umbria, della nostra regione: Tele Umbria Viva. Ce n’è anche un’altra, a Pistoia, ma parliamo di Tele Umbria Viva, la Tv di Don Gelmini. Allora, questa televisione ha deciso di offrire spazi di comunicazione politica, insomma di fare gli spot elettorali. Dice la legge: se vuoi trasmettere sulla tua TV spazi pubblicitari elettorali a pagamento, devi trasmettere anche quelli gratuiti. Gratuiti per i partiti: li pagano i cittadini, le televisioni che li trasmettono percepiscono infatti un rimborso dalla regione. I partiti che vogliono utilizzare questi spazi gratuiti preparano il loro spot, i comitati di controllo regionali li controllano e quindi le tv locali li trasmettono, in appositi contenitori.

Allora, nel nostro spot c’è il nostro slogan: Decidi tu o il Vaticano? Libera il sesso, la scienza, la vita.

Don Gelmini ha deciso che questa nostra frase offende il sentimento religioso dei suoi ascoltatori, e ci ha censurato: ha tolto il nostro spot dai contenitori. Noi abbiamo denunciato il fatto all’autority, che ovviamente ci ha dato ragione e ha ingiunto a Tele Umbria Viva di riprendere la trasmissione dello spot, compreso il recupero dei passaggi mancati. Don Gelmini ha detto ancora no: loro fanno l’obiezione di coscienza. Ecco, la loro obiezione di coscienza suona così: non sono d’accordo con le tue idee e mi batterò fino alla morte per impedire che tu, queste tue idee, possa esprimerle liberamente. Intanto incassano i contributi regionali e i soldi della pubblicità a pagamento. Noi li abbiamo denunciati, sia in sede penale che civile e chiederemo un risarcimento adeguato al danno materiale, ma soprattutto morale. Con i tempi della nostra giustizia, potremo sperare anche noi di avere soddisfazione in giudizio? Staremo a vedere.

La campagna elettorale sta volgendo al termine, anche in Umbria. E con essa: gli insulti, le dimostrazioni di forza, le esibizioni di muscoli, i ricatti elettorali, piccoli o grandi, ma sempre meschini. Insomma, il mercato dei seggi si è finalmente chiuso e la Casa delle Libertà e l’Ulivo, Rutelli e Berlusconi sono pronti a battere cassa. Da alcuni mesi, vivo, dividendomi tra Orvieto e Roma. Mi muovo con la mia autovettura, accompagnato da Maria Antonietta, mia moglie. Mi sposto con la mia autovettura, dicevo, ma è come se navigassi con una barca a vela, tanto è lontana la mia Regione dalle coste culturali, economiche, finanziarie e sociali dell’Italia del centro-nord. Un esame dei principali indicatori socio-economici regionali ci restituisce nitidamente la fotografia di una regione senza infamia e senza lode. Per dirla da economista, l’Umbria è una economia stagnante, largamente assistita, con una bassa propensione all’investimento. Ma è l’analisi delle dinamiche sociali e culturali della nostra regione che evidenzia come il ritardo sia cronico e difficilmente controvertibile. Prendiamo, ad esempio, il mondo universitario ed accademico umbro. È noto che le Università italiane sono dominate dalle baronie. Questo è vero anche per l’Università di Perugia, ma con una variante o peculiarità regionale: L’Umbria universitaria è dominata da una baronia perugina, con una forte connotazione localistica, così come accade nelle migliori tradizioni isolane. Mentre però le isole, quelle vere, sono in genere aperte agli scambi anche culturali, il “Cuore Verde” d’Italia, piuttosto che aprirsi alle dinamiche europee, sembrerebbe preferire l’arresto cardiaco. È una questione culturale umbra quella che impedisce alla nostra Regione di avvicinarsi, tendenzialmente, a realtà quali la Toscana e l’Emilia Romagna. Del resto, occorre notare che, se da un lato, è decisamente bassa la propensione regionale all’investimento, dall’altro il livello dei risparmi è apprezzabile. Ciò significando che ci troviamo davanti ad una realtà profondamente statica. Orvieto, sotto questo punto di vista, è un’isola all’interno di un’isola. Dell’isola ha, per altro, la delimitazione perimetrica che le fa assumere la rupe tufacea. Per il resto, Orvieto si allinea sulle posizioni fin qui delineate per la regione nel suo complesso. Quali sono le mie proposte politiche per far superare questo stato di cose? Governare il federalismo con intelligenza, liberare il lavoro e l’impresa, aprire ai mercati, sburocratizzare la pubblica amministrazione, favorire la libera circolazione delle idee, liberare il sesso, la Scienza e la vita È questo il mio impegno per l’Umbria. Ed è questo che chiedo vostro sostegno, il vostro voto. Il collegio di Orvieto, il numero 7, è un collegio difficile, molto difficile, da espugnare. Non è un caso che il centrosinistra abbia deciso di paracadutarvi la cossuttiana Bellillo. Contro la Bellillo, Santi, il candidato del centrodestra, non ha alcuna possibilità di riuscita. Cari amici, compagni radicali, cittadini di Orvieto: il 13 maggio possiamo mandare in Parlamento una signora che fa il pugilato anche con i piedi, oppure da Orvieto può venire davvero una notizia, una buona notizia. Può essere la notizia che al Parlamento è stata eletta una persona che si è ammalata, e che si è impegnata a mobilitare tutti, nel mondo, a partire dall’Italia, per far approvare una legge, più leggi, per la clonazione terapeutica, per difendere la libertà della ricerca scientifica, per sostenerla, per regolamentarla, rafforzarla, non per proibirla, per impedire l’infamia di gettare nella spazzatura 30.000 embrioni, invece che studiarli per farne occasione di vita, di guarigione. Orvieto che elegge Bellillo in effetti, non sarebbe una notizia. L’altra sì. E credo che al mondo interessi di più l’altra.

05 maggio 2001 – Luca Coscioni

Puoi ascoltare il mio intervento alla conferenza cliccando qui

Sul sito di Radio Radicale è possibile vedere il documento audiovisivo integrale

Eventuali errori presenti nel documento sono dovuti ad un adattamento del testo per il sintetizzatore vocale utilizzato da Luca

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